giovedì 24 novembre 2011

Il sesso dopo la nascita del figlio

La maternita, come la paternita', e' un'esperienza coinvolgente e sconvolgente che mette a dura prova l'equilibrio di coppia, dal punto di vista fisico, psicologico e sociale. Le abitudini della coppia sono completamente stravolte, il tempo a disposizione si riduce enormemente e cosi' ogni uomo e donna opera una selezione delle attivita' alle quali si dedicava in precedenza. Le mamme magari rinunciano alla palestra, i papa' allo stadio, poi riducono le uscite serali, incontrano meno gli amici, le giornate sono scandite dalle esigenze del piccolo arrivato, ovvero la preparazione delle pappine, il riposino, la visita pediatrica, e tutto il resto finisce in secondo piano.

I primi mesi gioca un ruolo importante anche la stanchezza fisica, le notti in bianco e le giornate convulse, tra lavoro e casa, sottopongono le donne a forte stress fisico e mentale, e a seconda del suo stato di coinvolgimento, anche il papa'. Stressati, stanchi e assonnati, la passione sessuale si assopisce, eppure la spiegazione non e' cosi' semplice e scontata.

Una riduzione del desiderio e' comprensibile per alcuni mesi, cosi' come la percezione della donna di essere "una sorta di oggetto destinato alla nutrizione del cucciolo" e non un oggetto sessualmente appetibile. Anche per l'uomo l'immagine della donna cambia, la vede trasformarsi nel corpo, magari cambiare le forme in modo non sempre piacevole, la identifica con "la mamma buona e disponibile" e non piu' con "la tigre appassionata" che incontrava a letto.

Abbiamo cosi' intravisto due problemi essenziali che ostacolano la vita sessuale, uno e' il tempo ridotto, l'altro consiste nell' immagine della donna - e di conseguenza dell'uomo - che si identifica con la santita' della madre e non con la carnalita' della donna.

Per aggirare questi ostacoli serve la volonta' di riavere un equilibrio sessuale e la consapevolezza che la maternita' non segna il confine tra femminilita' e maternita', bensi' rappresenta un nuovo stadio della vita dove diverse funzioni vanno ad integrarsi.

Considerati questi primi due aspetti, vanno ad aggiungersi tanti altri fattori personali e di coppia. Se la sessualita' di coppia viveva gia' in precedenza un periodo di stanchezza, la maternita' puo' rappresentare una scusa perfetta per evitare incontri notturni poco gratificanti.

Ancora piu' seria e' la situazione quando le difficolta' di comunicazione della coppia si riflettono sulla vita intima, ovvero la freddezza sessuale diventa un messaggio per il partner, sia da parte della donna che dell'uomo, del tipo "mi trascuri, questo mi fa arrabbiare e quindi non voglio concedermi' oppure " tanto pensi solo al bambino, di me non hai piu' voglia" e ancora "visto che mi lasci sola tutto il giorno, non sono disponibile per te la notte".

E' indispensabile quindi distinguere le difficolta' oggettive da quelle soggettive, e si puo' iniziare distinguendo la mancanza di occasioni dalla mancanza di desiderio. Se marito e moglie non riescono a dormire insieme perche' il bimbo piange la notte, non significa che non abbiano voglia di toccarsi, abbracciarsi o darsi piacere, basti ricordare quanto poteva essere eccitante il sesso occasionale e scomodo della gioventu', per niente sminuito dalle difficolta' di alloggio o tempo. A volte invece il nascituro diventa il muro autorizzato che la coppia costruisce al fine di allontanarsi fisicamente in piena incoscienza.

Quando il desiderio e' presente, spesso deve superare una serie di ostacoli messi apposta per provarne l'autenticita' e la purezza, come una prova d'amore che soprattutto le donne chiedono ai propri partner. Quando la donna fatica a concedersi del tempo per se', ancor meno si concede dei momenti di puro piacere - perche' le sembra di trascurare il figlioletto - e quindi vorrebbe che anche il partner mostrasse:

  • a) lo stesso senso di colpa;
  • b) la stessa difficolta' a lasciarsi andare
  • c) comprensione per la rigidita' della compagna

Se invece il partner mostra desiderio e volonta' di approccio, mostrando insofferenza per la reticenza femminile, la donna si sente mortificata, per la sua inadeguatezza , e arrabbiata allo stesso tempo per la mancanza di tatto maschile, sentendosi costretta a fare qualcosa che non desidera. E' necessario allora che la donna si confronti con l'uomo senza vantare una superiorita' ne' percependosi in difetto " io mi curo di nostro figlio quindi si fa quello che voglio io"/"se non sono attiva come prima, mi tradira' di sicuro" e trovando dentro di se' il senso piu' profondo di una caduta del desiderio sessuale, senza nascondersi dietro gravidanza e maternita'.

L'uomo al contempo deve comprendere che per la donna la maternita' puo essere vissuta come un ruolo principale, come un lavoro a tempo pieno che occupa tutta la sua mente, e quindi e' suo compito aiutare la compagna a ritagliarsi un po' di tempo per se', per il sesso ma non solo, sostenendola e spalleggiandola quando i suoi desideri tornano finalmente a galla, che sia desiderio di una manicure o una passeggiata, un cinema o una serata romantica. Quanto prima la maternita' viene concepita come un elemento da integrare con altri, tanto prima il pensiero ed il desiderio potranno concentrarsi sui diversi aspetti della vita.

giovedì 29 settembre 2011

Cosa fa lo psicologo

Mi presento,

mi chiamo Gaia Camporeale, sono una Psicologa, psicoterapeuta, ad orientamento sistemico-relazionale, lavoro quindi con Individui, Coppie, Bambini ma anche con Famiglie intere.

Utilizzo lo strumento del Colloquio per scoprire, con i miei Clienti, la causa dei loro Problemi, siano essi di natura Personale o Familiare, ed insieme sviluppare le Soluzioni, le Risposte alle loro richieste!

Cosa fa lo psicologo ?

Troppo spesso la Psicologia viene accostata allo star male, alla debolezza della mente, all’inquietudine senza risposta, alla diversità, alla sofferenza mentale ma come potrete appurare nelle diverse sezioni, la Ricerca di se stessi, l’aspirazione a migliorarsi andando nella direzione della libertà psicologica, la volontà di comprendersi e comprendere gli altri che ci circondano è l’unico vero denominatore comune di tutti coloro che si rivolgono alla Psicologia e alle sue competenze.

Nel mio caso, attraverso il Colloquio, ogni persona riesce ad entrare in contatto con se stessa, facendo emergere quelle problematiche che la rendono infelice. Insieme si costruisce un percorso per raggiungere la piena soddisfazione e totale libertà=felicità!

Sembra molto semplice…in effetti una consulenza/terapia psicologica non è nulla di impossibile, seguendo i tempi e le richieste di ogni persona, con il massimo del rispetto, tutti possono raggiungere i propri obbiettivi!

La Sofferenza è un segnale d’aiuto a cui dobbiamo rispondere .

Continua la lettura sul mio sito per avere piu' notizie riguardo la Terapia Familiare

giovedì 22 settembre 2011

Coppie e fallimenti d'amore

Come e perche' lo psicologo vi puo' aiutare


Le coppie che si presentano in terapia sono spesso avvilite e disperate, dopo anni di litigi e incomprensioni, ricevuto l'ennesimo scossone, uno dei due si arrende e cerca di abbandonare la nave che affonda, mentre l'altro cerca ancora - o per la prima volta seriamente! - di salvare la coppia.

La convinzione che spesso vede distanti i partner e' sulla recuperabilita' del rapporto, e non solo, anche sulla bonta' di questo rapporto, ovvero non solo recuperare ma migliorare, altrimenti meglio "soli che male accompagnati". Se uno dei due e' convinto definitivamente che il partner non lo/la fara' mai felice, recarsi in terapia spesso e' solo un atto formale, dovuto al compagno/a per dimostrare di aver tentato tutto!

Eppure anche nei casi disperati, la terapia puo' servire moltissimo!

Spesso infatti le coppie raccontando la loro storia, dagli esordi ai piu' recenti sviluppi, descrivono la parabola dell'amore dall'apice fino all'inferno, evidenziando una scelta del partner "viziata", modalita' rigide nella coppia, ripetizioni infinite di atteggiamenti non funzionali, eredita' psicologiche familiari che ostacolano la vita di coppia. Insomma, se la storia va a finire male, non dipende solo " dagli errori del partner", ma da un modo disfunzionale di stare in coppia, da errori di base che influenzano e determinano la malriuscita del rapporto, per sempre. Come in un addizione, se cambiamo solo l'ordine degli addendi, il risultato non cambia. Quindi anche il futuro sara' uguale al passato, perche' ogni individuo che non comprende le difficolta' ed errori del passato e del presente, tendera' a riprodurre gli stessi scenari nel futuro.

Quando le persone che mi consultano mi chiedono se vedo un futuro per la loro coppia, rispondo sempre che il futuro e' il frutto del lavoro fatto nel presente:" raccogliete quello che seminate". Se il presente e' triste e disperato, evidentemente la coppia, ai giri di boa fondamentali, si e' persa, scegliendo percorsi sbagliati e perdendo terreno nei confronti del tempo e della vita.

Ma comprendere il senso del percorso fatto dalla coppia, consente di raggiungere 3 obbiettivi:

1) ristabilire un rapporto rispettoso e sereno con il partner, preludio ad una riconciliazione ma anche condizione necessaria per una separazione civile e amichevole;
2) comprendere quegli "errori di impostazione che tendono a far crescere sempre l'albero storto", ovvero gli schemi mentali, le aspettative, l'immagine di noi stessi e degli uomini/ donne, che incanalano il rapporto sempre su un binario morto;
3) entrare in contatto profondo con se stessi, in modo da " percepire chiaramente cosa voglio e come ottenerlo", senza tabu' o giudizi colpevolizzanti, senza nascondersi dietro il partner "capro espiatorio" dei nostri insuccessi, piuttosto prendendo in mano il proprio destino.

Il terapeuta conduce le coppie alla ricerca delle origini, per mostrare ad entrambi che ogni evento della loro storia e' stato direzionato - quasi inconsapevolmente - al fine di :

1)autenticare aspettative inconsce,
2) allontanare antiche e profonde paure
3)soddisfare un occulto mandato familiare.

Un esempio di aspettativa inconscia e' quando una donna, gelosissima del marito farfallone, scopre di aver scelto quel partner perche', prevedendo che prima o poi tutti gli uomini lascino le mogli, meglio scegliere un uomo che molto evidentemente ha atteggiamenti abbandonici, cosi' quando accadra', la delusione sara' minore.

Un esempio di scelta del partner
quando lui/lei viene scelto perche' e' rassicurante di contro alla paura di essere lasciati, quando lui/lei protegge il compagno/a dalla paura della depressione, oppure quando il partner promette una sicurezza economica di contro alla paura della poverta', o quando lui/lei ha un eta' ben inferiore al partner allo scopo di allontanare la paura della vecchiaia e della morte, e cosi' via.

Piu' complicato ma sempre presente e' il meccanismo del mandato familiare da soddisfare, gli esempi sarebbero innumerevoli, come questi tipici:

" sii una donna amazzone, usa l'uomo e poi sottomettilo, allontana la femminilita' " oppure

"sposati e fai figli ma ricorda che la tua unica famiglia siamo noi, i tuoi genitori, quindi prima o poi dovrai tornare a casa" oppure

"il matrimonio e' un atto sociale e formale, i sentimenti non vi appartengono, quindi cerca l'affetto altrove" e via dicendo.

E' chiaro che, con queste premesse occulte nella testa e nel cuore, la coppia diventa un campo di battaglia tra presente e passato, tra famiglie ormai scomparse e famiglie attuali mai nate, il fallimento non e' casuale, anzi, e' il frutto di un lavoro sottile che ha origine nell'infanzia.

Con l'aiuto del terapeuta queste storie si mostrano, si spiegano e danno un senso alla incomprensibile incomunicabilita' della coppia, alla tendenza distruttiva nonostante la volonta' costruttiva; inoltre con queste informazioni e' possibile finalmente comprendere dove gli individui vogliono realmente andare e come arrivarci, qualunque sia la meta essa e' raggiungibile perche' nessuna forza inconscia vi si oppone, la luce del sole "a scopo di allontanare antiche paure", accade rischiara tutti i meccanismi mettendo la coppia in condizione di ri-costruirsi con presupporti nuovi, funzionali alla crescita e scevri da antiche influenze.

Visita il mio sito di psicologia !

lunedì 29 agosto 2011

Sede per appuntamenti

Ricordo a tutti la sede dove ricevo per appuntamenti :


Dott.ssa Gaia Camporeale - Terapia Familiare
Via Manzoni, 26/b
80126 Napoli NA
Italia
vedi la mappa


martedì 2 agosto 2011

Arriva l'estate, con essa la paura di viaggiare, volare e altre fobie

Come capirne lʼorigine e affrontarle

Sembra strano che uno dei momenti piuʼ attesi dellʼanno, la vacanza estive, faccia esplodere tutta una serie di paure, latenti durante lʼanno. Eppure eʼ cosiʼ, la paura di viaggiare, in macchina ma anche in treno, aereo, nave, si scatena con ansie anticipatorie e tachicardia costante.
Al solo pensiero dellʼautostrada infuocata, del charter che ci aspetta in pista o dellʼacqua che ci separa dalla meta estiva, molte persone - uomini e donne - hanno pensieri funesti, di tragedie annunciate e difficoltaʼ insormontabili.
La fantasia prende il sopravvento, gli scenari sono spaventosi, in testa cʼè solo la paura di morire, e quindi altro che vacanza!

La prima cosa da evidenziare è che queste paure incontrollabili possono presentarsi allʼimprovviso, senza apparente motivo, anche dopo anni di viaggi sereni e felici; non sono legati quindi alla novità del mezzo di locomozione, nè ad eventuali traumi legati al mezzo stesso: avere paura dopo un atterraggio di emergenza è prevedibile, dopo un incidente dʼauto o in treno comprensibile, ma la fobia è decisamente cosa diversa.

Innanzitutto i sintomi sono diversi: inizialmente pensieri ossessivi per avere il controllo della situazione - "che faccio se perdo il passaporto, se dimentico le chiavi di casa, se entrano i ladri ecc..." ne sono una dimostrazione! - poi una serie di sintomi fisici che vanno dall'ansia al terrore, dal batticuore alla tachicardia, dal desiderio di scappare alla fuga vera e propria, fantasie di morte che portano in extremis anche allo svenimento o stato di shock.

E anche le condizioni che scatenano i sintomi sono apparentemente comuni e innocue, ovvero il nostro corpo, gia' in preallarme, reagisce con violenza a stimoli "normali" quali la notizia in televisione che parla di viaggi andati male, oppure un piccolo rumore avvertito in viaggio diventa il segnale premonitore del prossimo disastro.

Essere cauti, attenti, previdenti va benissimo, ma l'ansia fobica di cui parliamo non serve a metterci al riparo da inconvenienti spiacevoli, piuttosto esprime due cose:

1) ci siamo avvicinati al viaggio con ansia, stress e stanchezza fisica, e con lo spirito del soldato che va alla guerra, una costrizione alla quale ci si sottopone malvolentieri!


2) ci sentiamo a disagio fuori dal nostro contesto, casa e lavoro, famiglia, posti noti, insomma non abbandoniamo volentieri la tana, perche' ci si aspettiamo solo il peggio dal mondo esterno!

Questi improvvisi attacchi d'ansia, paure incontrollabili e simili, servono a metterci al riparo da eventi potenzialmente destabilizzanti! Facciamo qualche esempio estremo.

La vacanza estiva rappresenta spesso il momento del "piacere", o perlomeno stimola le fantasie legate ad ogni tipo di piacere, da quello sessuale a quello affettivo o di puro divertimento, e quindi una giovane ragazza in viaggio con il nuovo fidanzatino potrebbe cercare, grazie alla fobia, di tirarsi indietro rispetto ai propri desideri sessuali, oppure evitare esperienze pericolosamente divertenti che la fuorvierebbero dal suo bisogno di
autocontrollo. Come la timida ragazza teme di esplorare il mondo del piacere cosi' una donna insoddisfatta potrebbe temere la liberta' e il contatto sociale, che normalmente controlla nel suo ambiente, e che in situazioni nuove potrebbero stimolare pensieri e desideri sopiti.

Discorso simile per gli uomini, che spesso rifuggono da viaggi e spostamenti perche' temono di trovare fuori casa cio' che non hanno e che invece desiderano, ovvero temono "di amare la liberta' e desiderare di fuggire via". Per molti uomini scatta anche l'ansia da " adesso dipende tutto da me", ovvero temono che qualsiasi inconveniente accada richieda il loro intervento, e quindi la paura di non essere all'altezza. Nell'idea di dover pensare a tutto e tutti, la vacanza comporta troppe variabili incontrollabili, quindi meglio limitarla nel tempo e nello spazio. Sempre lo stesso albergo, stessa localita', in tempi non affollati, dopo aver controllato meteo, previsioni e bollettini, con l'ansiolitico in tasca e con il pensiero "..tanto e' solo per una settimana". Spesso sono persone che temono il contatto sociale, trovarsi a stretto contatto con estranei gli crea disagio, tensione e aggressivita' mal celata.

Il primo passo da fare per risolvere queste ansie e' RICONOSCERLE, ovvero ammettere con se stessi che il sintomo ci protegge da desideri, pensieri e fantasie considerate inaccettabili o spaventose.


Poi bisogna esaminare queste fantasie e paure annesse, capire se sono determinate da fattori attuali - ad es. legate ad un matrimonio in crisi - o legate al quando inconsapevolmente abbiamo appreso messaggi del tipo :

"...non divertirti troppo e pensa sempre a mamma e papa' soli a casa a litigare..."

oppure

"...se ti allontani ti accadra' qualcosa di terribile, solo a casa sei al sicuro..."

"...siamo sempre rimasti tutti a casa insieme, perche' adesso ci tradisci e cerchi altro?"

E cosi' via, tante ansie servono ad esaudire richieste, implicite o esplicite, di chi ci circonda, e allo stesso tempo ci sollevano dalla responsabilita' di affrontare le nostre e altrui paure. Quando queste connessioni sono svelate, ognuno puo' cercare una strategia piu' sana ed efficace per "conversare con la paura e venire a patti con essa".
Allora partire non sara' piu' percepito a livello profondo come tradire, abbandonare, dimenticare, rendersi indipendenti a scapito di qualcun'altro, contraddire richieste regole, ma piu' semplicemente come seguire la propria natura di uomini/donne liberi di esplorare e fare esperienza.

lunedì 30 maggio 2011

Assistere un malato oncologico...

Assistere un malato oncologico, come affrontare la malattia senza annegarci dentro !


Da una ricerca avviata nel nostro Paese, così come a livello internazionale, si e' saputo che l’assistenza ai malati di cancro è in gran parte a carico degli informal caregiver, ovvero coloro che accudiscono questi pazienti non appartengono al mondo sanitario, anzi, sono quasi sempre dei familiari(1). Uno studio condotto sulla popolazione italiana rileva che il 92% del campione studiato è stato assistito da un informal caregiver negli ultimi mesi di malattia. Nello specifico tra i 1.271 caregiver che hanno partecipato all’indagine, il 46% è un figlio, il 31% il coniuge, il 20% un altro parente o un amico e solo nel 3% dei casi una figura sanitaria (1). 

Cosa significa assistere un malato oncologico? Troppe, tante cose. 

  

giovedì 26 maggio 2011

Organizzare le vacanze estive, come regalarsi un momento di benessere

Quest'anno voglio suggerire a tutti i miei clienti di affrontare le vacanze estive con spirito nuovo, per non incorrere nei soliti programmi stressanti che alla fine non accontentano nessuno. Osservate i piu' giovani quando organizzano le loro vacanze: innanzitutto sanno quello che desiderano, e cioe' fare cose nuove e divertenti, dedicarsi a se stessi ma in buona compagnia, con amici e partner. Il concetto e' questo, dopo un anno di lavoro e corse tra casa, scuola e lavoro, tutti abbiamo il diritto a dedicarci un po' a noi stessi, staccare la spina dalla quotidianita' e ricaricarci. Come ci si ricarica? Se non sappiamo rispondere a questa domanda, il problema e' piu' grosso di quanto crediamo.

Scavate, cercate dentro di voi, e troverete la risposta. A questo punto, scatteranno i classici meccanismi di resistenza, mascherati da giustificazioni pseudo-ragionevoli, del tipo "...adesso ci sono i bambini, il tempo e' poco, i soldi anche, soffro la macchina, la nave, l'aereo..."
Mille difficolta' rendono impossibile anche solo pensare di fare qualcosa di veramente speciale, e quindi si finisce per per restare nei vecchi schemi, soliti posti, tutto ordinato, case di vacanza che riproducono fedelmente la casa di citta', tv e console a farci compagnia. Risultato: stress, noia, litigi, voglia di rituffarsi nel tran tran invernale.

Ma quest'anno cambiamo le cose, scegliamo almeno una cosa da fare che sia per noi  importante e desiderabile fare, prendiamola come una vacanza di salute, per guarire dalla stanchezza annuale e' necessario dedicare del tempo ad un' attivita' "pacevole e non obbligata". Che sia leggere o fare windsurf, passeggiare in montagna o arrostirsi al sole, diamo dignita' e valore a cio' che ci fa bene, perche' cosi' ne gode anche la nostra famiglia, ed insegniamo ai bambini/ragazzi una lezione importante, che il piacere non muore dopo i 18 anni e che anche i genitori hanno diritto a esprimere e realizzare i propri piccoli ma importanti bisogni/desideri.
Come conciliare le esigenze di tutti? Ritorniamo all'esempio iniziale, dei giovanissimi che organizzano la loro vacanza: cartina alla mano, tenda sulle spalle, pochi soldi in tasca, sono capaci di fare meravigliose esperienze, perche' gli basta la  buona compagnia e la voglia di viaggiare, scoprire, sovvertire regole e orari, e lasciarsi andare.

Ecco, lasciatevi andare, focalizzate cio' di cui avete bisogno e sicuramente troverete una accordo con i vostri compagni di viaggio, altrettanto felici di poter trascorrere questi  momenti speciali insieme a voi.

venerdì 6 maggio 2011

LA SOLITUDINE, che dolore immenso!

Spesso rifletto con i miei clienti sul senso della solitudine. Definiamola genericamente e superficialmente come l'assenza di relazioni affettive, amicali o sentimentali. Ma non basta, a volte le relazioni ci sono ma non sono soddisfacenti, ci sentiamo ugualmente soli. E allora definiamola come la mancanza di relazioni di affetto, intimita' e complicita'. E poi ci chiediamo: perche' non abbiamo costruito queste relazioni?
Ma soprattutto, esistono o e' la solita utopia - in fondo siamo tutti soli ecc...?

Cio' che suggerisco quando mi viene chiesto se esiste il vero amore, la vera amicizia,  il lavoro che ci realizza, il benessere psichico, e':
" non chiederti se esiste, tanto non puoi farne a meno, quindi vai a prendertelo!"

Possiamo realizzare i nostri desideri, ma dobbiamo conferirgli dignita'!
Se la condizione di solitudine ci crea sofferenza, e al contrario desideriamo vivere rapporti intensi, non accontentiamoci e andiamo verso cio' che ci piace e ci serve.
La natura ci insegna che le due cose sono spesso complementari, piacere e utilita'.
Pensiamo al piacere del bimbo che si alza sulle gambette per la prima volta, impara a camminare ma prima ancora gode del suo corpo e del movimento. Cosi' gli amici sono fonte di divertimento ma anche di confronto, apprendimento e crescita emotiva.
L'amore poi e' l'esplorazione per eccellenza, un viaggio intenso e sorprendente dentro noi stessi e nel mondo dell'altro, ed il piacere si declina in molti modi in questa circostanza.
Perche' rinunciarci? Impariamo dai bambini, cadono ma non smettono mai di camminare!

Poco per volta comincio a vedere chiaro sul più universale difetto del nostro genere di formazione e di educazione: nessuno impara, nessuno tende, nessuno insegna − a sopportare la solitudine.(Friedrich Nietzsche, Aurora, 1881)

lunedì 4 aprile 2011

Creata Pagina Facebook Ufficiale

Da oggi è online la pagina ufficiale Facebook di Psicolgia familiare.it

Se volete cliccate su [mi piace] in questa pagina http://www.facebook.com/psicologiafamiliare

Grazie a tutti

lunedì 28 marzo 2011

Per le donne che si sentono sole e incomprese...

Per le donne, le prime a cercare aiuto dallo psicologo e spesso derise da marito e amici: non cercate l'approvazione di chi non la pensa come voi, rispettate le vostre idee, credete in voi stesse!

Per le mogli, che si dannano perche' il rapporto con il proprio uomo sta sgretolandosi e lui non vuole parlarne, farsi aiutare, tentare una qualsiasi soluzione: ricordatevi di non imporre la vostra soluzione, ma siate determinate nel trovare una strategia comune per affrontare i problemi, perche' da sole non potrete salvare il matrimonio!

Per le donne tradite, che restano con il partner ma in un clima di lotta continua:  se non siete in grado di perdonare o di affrontare onestamente la realta', fatevi aiutare a superare questo trauma, avrete piu' probabilita' di salvare la relazione e di tornare a sorridere.

Per le donne che hanno tradito, e accettano di perdere ogni liberta' per farsi perdonare: la schiavitu' non e' amore, e prima o poi genera una nuova ribellione!

Per le madri preoccupate, che credono di essere la causa dei problemi psicologici dei figli: siete la piu' grande risorsa per coloro che amate, se potete essere d'aiuto ai vostri figli  troverete il modo per farlo, lasciatevi alle spalle i sensi di colpa, non sostituitevi a loro, ascoltate cosa hanno da dirvi e insieme progettate nuove strategie!

Per gli uomini, che amano le donne ma non riescono a comprenderle: confrontarsi non e' una lotta per chi ha ragione, basta ascoltare e dare pari dignita' a tutte le opinioni, per trovare un accordo che tuteli tutti. Rifiutarsi di ascoltare e' come mettere la testa sotto la sabbia, la realta' va avanti senza di voi.

mercoledì 23 marzo 2011

Terapia per il matrimonio.. funzionerà ?

Molte coppie si rivolgono a me per salvare il proprio matrimonio, ma la terapia risulta difficile e ardua. 
Perchè ? I motivi sono veramente tanti!
Il primo in assoluto e' la motivazione, spesso infatti uno dei due partner vuole salvare il matrimonio mentre l'altro, diffidente e sfiduciato, si lascia trascinare in questa esperienza, quindi risulta poco attivo. A volte mi sembra quasi che i coniugi, indirettamente, mi chiedano di credere nel loro rapporto e quindi di aiutarli anche se loro stessi non ci credono piu'! 
Beh, non e' mio compito dare fiducia a relazioni che non mi appartengono, io al massimo scavo per trovare cosa tiene unite due persone che si son fatte tanto male, con rispetto assoluto per le loro storie; ma resta il fatto che tocca ad ognuno lottare per se stesso e per le relazioni che reputa importanti.

Quindi, non delegate a nessuno la vostra felicita'.

Secondo motivo che fa fallire le terapie di coppia: utilizzare la terapia come un "contentino"  o "un gancio" da offrire a un partner che si sta pericolosamente allontanando. Ovviamente chi avverte questo pericolo fa di tutto per riconquistare il coniuge/compagno, ma la terapia non e' una sorta di offerta sacrificale, e' un occasione per parlarsi sinceramente ma, soprattutto, per ascoltare e conoscere i pensieri dell'altro, qualunque essi siano.

Del tipo..." hai visto? mi hai chiesto per anni di parlare con qualcuno che ci aiutasse a risolvere i nostri problemi e adesso, che finalmente ho accettato, vuoi dirmi che forse e' tardi? e no, non l'accetto, non voglio ascoltare queste cose!

Venire in terapia non e' una cortesia che fate al vostro compagno/a, e' un opportunita' per capire cosa prove e cosa desidera quello sconosciuto che dorme accanto a voi!

Quindi mettetevi in gioco, lasciatevi scoprire e ri-conoscere, non cercate di salvare il vecchio rapporto anzi, dichiaratevi pronti a costruirne uno nuovo, avrete piu' possibilita' di successo.
E fidatevi del vostro terapista, non fa il tifo per nessuno, ma crede nella possibilita' di tutti di trovare una strada per la felicita'!


venerdì 4 febbraio 2011

Il primo appuntamento non si scorda mai...

So bene quanto sia difficile decidere di incontrare uno psicologo. Quando mi decisi a iniziare un percorso terapeutico, tanti anni fa, non ebbi il coraggio di telefonare per fissare un incontro, lo feci fare ad un amico! Poi mi presentai all'appuntamento, e attesi circa 2 ore! Quando finalmente questa persona si presento', non mi chiese nulla ne' si scuso' per il ritardo, poi ci furono circa 50 minuti di imbarazzo - da parte mia - e silenzio da parte sua...primo e ultimo incontro! Delusione, senso di fallimento, rabbia verso il terapeuta, voglia di dimenticare quell'esperienza sgradevole.
" Ma vedi un po' - pensavo - uno ci mette tanto per venire e poi non succede nulla, anzi te ne vai anche un po' incavolato!"
Ma io volevo farlo ancora, ho cercato una persona adatta a me, accogliente, e cosi' ho cominciato la mia splendida esperienza di psicoterapia.
Ma adesso comprendo bene la fatica, l'ansia, il timore di non essere accolti o capiti, la speranza d'aiuto, il costo economico e fisico, ma anche il sollievo, il piacere di parlare liberamente, l'assenza di giudizio e la riscoperta di se', la riflessione e l'azione finalmente coerenti.
Oggi, quando incontro un nuovo cliente, non so cosa succedera', cosa mi chiedera' e se saro' in grado di rispondere alle sue aspettative, ma sicuramente ascoltero', con rispetto, perche' so quanto gli costa essere li....ma so anche quanto beneficio ricevera'!

 Piu' informazioni su www.psicologiafamiliare.it


venerdì 14 gennaio 2011

La terapia dopo le vacanze natalizie

Il Natale e' sempre un periodo difficile per chi non vive con serenita' i legami familiari.
Le riunioni forzate e le mancate riunioni, le aspettative di divertimento e la disillusione consueta, la solitudine di chi non ha famiglia e la solitudine di chi ha famiglia...le tensioni interiori aumentano e la necessita' di elaborare aumenta.
E quindi a Gennaio in molti sentono la necessita' di parlare, di spiegarsi cio' che e' accaduto inaspettatamente o non e' accaduto come al solito.
Qualcosa e' cambiato...la terapia provoca cambiamenti impensati, chi e' sull'onda della riscoperta di se' si concentra sulle proprie esigenze, desideri, sul proprio ben-essere, dimenticando per un po' il resto del mondo. 
Qualcuno ha rivolto lo sguardo verso il futuro tralasciando il passato, un altro ha osservato la sua famiglia e l'ha salutata, altri finalmente hanno aperto la porta del cuore e si sono ricongiunti con chi amano di piu' al mondo; ma tutti, in ogni caso, sono maggiormente consapevoli, della propria sofferenza o serenita', e questo mi fa ben sperare...
Persone che iniziano un percorso, altri che lo confermano, gennaio e' un mese intenso e difficile ma andiamo avanti tutta, l'ottimismo sospinge la mia operativita', i risultati rinforzano l'ottimismo, e come un circolo virtuoso questo strano lavoro mi porta qui, ad aspettare la prossima storia...