Il successo inizia all'asilo?
In molti film americani si evince l’importanza estrema della
scelta scolastica, in una cultura meritocratica dove la storia di un individuo
si decide già a 3 anni, inserire il proprio pargoletto nell’asilo rinomato e
superattrezzato è necessario, indispensabile per arrivare al successo da
grandi. Allora si richiedono raccomandazioni, si scomodano amici e funzionari,
si combatte con il coltello tra i denti per garantirsi un posticino in quella
scuola che aprirà le porte verso un futuro luminoso e professionalmente
vincente.
Anche da noi molti genitori vivono la scelta scolastica, a
partire dall’asilo, con molte ansie e preoccupazioni, paura di scegliere un
ambiente sbagliato, di affidare il bimbo a persone incompetenti, paura di
influenzare negativamente lo sviluppo psicologico e cognitivo dello stesso. Le
cronache recenti purtroppo ci hanno mostrato casi di violenza ai danni di inermi bambini proprio
in quelle strutture dove dovrebbero essere protetti e amati. Ovviamente tutti
desiderano il meglio per i propri figli, ma bisogna accertarsi di cosa sia “il
meglio”, quali sono le priorità e cosa sia velleitario, le aspettative scolastiche
devono essere adeguate all’età del bambino, nel rispetto delle disponibilità e possibilità
dei genitori.
Molte persone trascorrono mesi a raccogliere
informazioni, fare colloqui, parlare con amici e conoscenti, ponderando vantaggi
e svantaggi di questo o quell’istituto, paragonando le attività
extracurriculari o la media di recite ed esibizioni, scervellandosi su quale
lingua straniera scegliere, come se dalla bontà di queste scelte dipendesse tutto
il futuro dello studente in erba, ovvero scelta errata, niente futuro d'eccellenza!
Alcuni genitori, stremati e terrorizzati, alla fine di questo lavoro di ricerca e
supervisione abbandonano la sfida per il primo anno d’asilo del bambino
dichiarando di non sentirsi ancora pronti; altri puntano sulla scuola prescelta operando un costante controllo su attività
svolte e amicizie, confrontando le competenze acquisite dal bambino con figli di amici e parenti, con il terrore di
scoprire che altrove si fa di più e meglio!
Gli anni della scuola dell’infanzia sono dedicati alla prima
forma di socializzazione, i bimbi per la prima volta escono dall’ambiente
familiare e trascorrono il loro tempo in un ambiente estraneo, imparano a gestirsi da soli, a relazionarsi tra pari,
apprendono che non sempre si ha la meglio, piccole frustrazioni che li aiutano
a misurarsi con se stessi e gli altri, guardano il mondo attraverso gli occhi
di un altro bimbo, sognano e inventano storie in un luogo deputato a ciò.
Questi sono gli aspetti fondamentali, esplorare, conoscere, relazionarsi,
arrabbiarsi e piangere e scoprire che un amichetto ti offre il suo fazzolettino,
scoprire nuove figure adulte affidabili e affettuose, cimentarsi in piccole
prove che fanno emergere abilità, competenze e qualità personali, senza
giudizio, un equilibrato sostegno alla Persona nella sua originalità.
Cosa chiedere di più?
Nulla di meno sicuramente, il resto è ininfluente per un sano sviluppo del bambino! Sostenere
la crescita di un bambino significa aiutarlo a conoscersi, dal punto di vista
emotivo, sociale, intellettivo, perché questa autocoscienza genera:
· gioia e serenità, voglia di vivere ed esplorare con curiosità,
· capacità di affrontare gli ostacoli, psicologici
o pratici
· capacità
di vivere le emozioni con intensità,
· stimola la fantasia e i desideri che sono alla
base delle ambizioni e della forza di volontà,
· autostima, la spina dorsale dell’essere umano
Questi sono i mattoncini indispensabili per uno sviluppo sano
ed equilibrato, la base dalla quale si parte per costruirsi un futuro, molto di
più che la mera acquisizione di competenze, l’attitudine alla lotta ambiziosa
per primeggiare che provoca al contrario isolamento, allontanamento dalle
proprie emozioni e subalternità delle relazioni ai risultati. “Essere sempre i
migliori” è un’esigenza degli adulti, bisognosi di conferme, è un obbiettivo
non realistico che rovina la spontaneità e la creatività del bambino, soffoca
le sue emozioni e lo trasforma in una macchina,
performante e senza senso se non nella competizione, senza gioia e
divorato dall’ansia( “ e se dovessi fallire, perdere…?).
La scuola è il banco di prova dei genitori, saremo promossi o
bocciati?