giovedì 13 dicembre 2012

FIGLIA IERI, MAMMA OGGI!

Tale figlia, altra madre?dipende dall'esperienza fatta!

Noi mamme, quando ci rivolgiamo ai nostri figli, li educhiamo, li abbracciamo, li sproniamo, in ogni istante del nostro rapporto con loro siamo “figlie che fanno le mamme”. E’ importante ricordarlo, perché il nostro essere figlie impregna, pervade e costituisce l’ossatura del nostro essere madri. Sia che si cerchi di riprodurre il modello di comportamento materno, sia che si tenti di demolirlo, quella relazione influenza il sentire ed il fare della neo-mamma. E’ indispensabile allora essere presenti a se stesse, demarcare il passato dal presente, distinguere la voce interiore materna dalla nostra.

 Ma è possibile farlo? Siamo una derivazione della nostra grande Madre o siamo un’entità nuova, siamo il frutto della coppia genitoriale o alla nascita, tagliato il cordone ombelicale, ci siamo elevati ad essere unico e distinto?

 Se poi immaginiamo che, oltre ad essere figli e quindi parte dei nostri genitori, siamo anche parte di un sistema familiare più ampio, riproducendo caratteristiche fisiche e comportamentali del nonno, della zia, della cugina lontana, come a sottolineare la nostra appartenenza genetica ad una matrice ineludibile, dove finisce la nostra unicità, autenticità e quindi libertà di pensiero ed azione? Possiamo essere le madri che desideriamo oppure riproduciamo/contraddiciamo, più o meno consapevolmente, un clichè al quale non possiamo sottrarci?

 Sicuramente “siamo ciò che abbiamo vissuto, siamo in funzione delle relazioni importanti che ci hanno forgiato”, ma siamo anche molto altro, siamo il frutto di un patrimonio genetico che si è ricombinato ogni volta che è stato concepito un figlio; siamo figli di una cultura e di una società che cambia ed evolve; siamo il prodotto di tutte le nostre esperienze, incontri, siamo figli delle nostre letture e dei telefilm, dei maestri buoni e cattivi, degli amici occasionali e dei grandi amori.

 Quindi sicuramente un individuo non è mai la mera riproduzione del suo passato, una madre non riproduce il modello familiare ma ne cotruisce uno nuovo. Ora, l’originalità di questo nuovo modello dovrebbe seguire la personalità, l’autenticità della persona; se al contrario “non ci sentiamo nella nostra pelle” quando ci relazionamo con i nostri figli, forse abbiamo costruito una relazione formalmente giusta ma poco autentica, incoerente con il nostro vero modo di essere. Ogni madre può, anzi deve, relazionarsi per com’è, costruire la relazione con il figlio mostrandosi vera e quindi affidabile, costante e coerente, piuttosto che compiacente e “politicamente corretta”; sarà poi la risposta del figlio a costituire l’unico feedback utile per tarare e affinare la relazione, e non altre figure genitoriali interiorizzate, non la voce del passato, non la voce giudicante dei parenti tutti. Il confronto è utile, la soggezione o la sottomissione ad altro da sé, decisamente meno!

 Il rapporto affettivo è come un vestito sartoriale che madre e figlio si cuciono addosso, rispettando le diversità ed integrandole in un processo di scambio e quindi rinnovamento continuo.

1 commento:

  1. la sfida più grande è il cambiamento e la possibilità di scoprirci diverse da come siamo abituate a vederci, che spesso non coincide con chi siamo veramente. il cambiamento ci da la possibilità di intraprendere questo percorso, duro sconosciuto ma autentico http://mammeseparatefelici.blogspot.it/

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