martedì 24 settembre 2013

Uomini violenti e donne sottomesse: chi sono?

          Uomini violenti e donne sottomesse: chi sono?

Molti uomini si chiedono come sia possibile infierire su una donna, la propria compagna, costantemente e con tanto accanimento; molti uomini non comprendono in generale cosa significhi esercitare violenza su chicchessia, figurarsi su di una persona più debole fisicamente, incapace di reagire e in più oggetto d’amore. Molti uomini soffrono nel vedere una donna piangere e disperarsi, e spesso sono mossi da un istinto protettivo nei suoi confronti che li induce a preservarla, almeno fisicamente.

Molte donne si chiedono al contrario come sia possibile accompagnarsi ad un uomo che per abitudine alza le mani, tira calci e pugni, ti manda all’ospedale una volta, due, tre, fino a cancellarti dalla Terra. Molte donne trovano insopportabile un’aggressione anche solo verbale e sono fermamente convinte che mai potrebbero accettare di essere trattate come bambole da fare a pezzi.

Eppure alcune donne accettano, subiscono, e alcuni uomini abusano, aggrediscono, spezzano, uccidono, psicologicamente e fisicamente.

La rabbia potente che prova l’uomo trova un capro espiatorio, un luogo su cui abbattersi e sfogarsi, un regno nel quale può controllare e comandare senza pericolo di ribellioni o smentite, una persona che con l’assenso gli conferma “…si, tu sei il mo padrone, e sono felice  così…”
Ma quando lei invece smentisce, contrasta, si oppone, mostra di essere un individuo non sottomesso, la bolla scoppia “…tu non sei il mio padrone, non ti appartengo e mi oppongo a ciò che vuoi…”
La rabbia esplode, volta a ripristinare l’ordine, il controllo “…ti sbagli, adesso ti mostro io chi comanda, il più forte…”

Questi uomini e queste donne vivono una realtà dolorosa, immersi nelle sabbie mobili di relazioni insane, non sanno come uscirne, non sanno a chi chiedere aiuto, si vergognano della propria condizione e mantengono il silenzio per anni, con la motivazione di voler salvaguardare l’amore, la famiglia…

Le donne vittime di violenza domestica sono persone di ogni età, ceto sociale, livello culturale, e così gli uomini violenti, dal pregevole professionista al capace impiegato, operaio, sindacalista, medico, disoccupato. Sono i nostri vicini di casa, la giovane commessa o l’educato avvocato, il papà che porta il figlioletto a scuola, la mamma che fa la spesa insieme a noi, eppure portano un segreto, che non confidano neanche a se stessi, per paura del giudizio proprio e altrui.

Entrambi sono abituati a questi exploit violenti, ma non ne percepiscono fino in fondo la perversione, l’insensatezza e la pericolosità: queste relazioni sono insane e distruggono le persone che le vivono! L’amore non c’entra nulla, il possesso è tutto!

Parenti ignari non immaginano tanto orrore, parenti informati non sanno come intervenire, le donne pregano di riuscire a resistere alle botte, gli uomini pregano di non perdere più la calma. In molti casi però si può spezzare l’incantesimo senza esserne distrutti, ma bisogna iniziare da se stessi, armati di coraggio, a testa alta, ammettendo di dover affrontare un problema importante ma con la determinazione di chi sa: sapere è potere!

Armati di tanta dignità, scegliere di parlare, scegliere di desiderare una vita migliore, scegliere di amare senza farsi del male, scegliere di farsi aiutare, consigliare, sostenere, abbracciare. Scegliere di vivere e non sopravvivere, preservare il proprio corpo come un tempio, scegliere di voler cambiare e migliorare, farsi aiutare.



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